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"Libero dai pregiudizi delle teorie e del senso comune, Calvi centra perfettamente, a mio avviso, quello che fu l'elemento essenziale dell'interpretazione della fenomenologia resa da E. Paci: la natura complessa del soggetto, l'intreccio inscindibile di intenzionalità e corporeità, il tratto costitutivamente ambiguo della corporeità medesima, sulla cui soglia il proprio e l'estraneo, l'interiorità e il mondo, l'espressione comunicativa e l'incomunicabilità patologica continuamente si confrontano e si confondono, si richiamano e si escludono, si evocano e si respingono, in un orizzonte mobile e mai definitivamente risolto di vicende e di avventure che, dalla nascita alla morte, accompagnano l'esperienza e la vita di tutti. [...] L'esercizio fenomenologico è una messa in questione "sempre di nuovo" dei limiti dell'umano. Calvi dimostra di avere l'arte di applicare tutto questo all'incontro con il disagio mentale. I casi clinici illustrati in questo libro, con grande finezza e perspicacia, testimoniano da soli dell'altezza del livello scientifico e umano al quale il lavoro di Calvi è nel tempo pervenuto". (Dalla prefazione di Carlo Sini)